tutto mi ferisce. si potrebbero dire tante cose della vita qui a New York. il freddo appena fuori di casa mi ferisce, il rumore della metro che rimbomba attraverso le travi in ferro della stazione mi ferisce. ogni tanto qualcosa mi ferisce come un taglio di luce, una ferita luminosa.
un signore sale sul mio vagone insieme a un ragazzo più giovane di lui, probabilmente il figlio. il più giovane però non ha nulla del suo adulto compagno di viaggio. questo ha un volto di lineamenti decisi, ben tracciati ai lati della bocca e sotto la fronte. nere sopracciglia folte esaltano lo sguardo appuntito, gli occhi verde chiaro ma torbido.
appuntito ferisce e apre una luce dentro di me.
anche il naso è appuntito, ma il viso armonico e riempito dal sorriso. in un primo momento, la sua espressività mi aveva fatto paura. è un sorriso largo che forma due angoli netti sulle guance, opposti alla curvatura in cui piegano le sopracciglia, all’attaccatura del naso. il volto ha molte rughe, ma il signore non sembra affatto anziano: ognuna esprime un tratto diverso e confondente della sua personalità. è vestito in maniera molto elegante, o semplicemente formale. camicia, giacca e cravatta, poi delle scarpe appuntite in pelle.
guardo con insistenza il signore della metro dialogare con l’amico e il mio sguardo non si sforza di nascondere quello che penso. è uno sguardo di indagine, perturbante, magnetico, parlante. eppure lui mi guarda appena una volta, e solo di sfuggita, mentre parla col giovane accompagnatore. mi guarda senza espressione, giusto perché sono seduta di fronte a lui e i suoi occhi si sono posati un istante su questo oggetto animato in mezzo agli altri. provo un enorme piacere all’idea che il mio sguardo non lo calamiti, alla certezza di poterlo osservare senza turbarlo, senza dover smettere o fingere di cambiare attitudine.
il signore scende infine dalla metro, senza smettere di parlare col figlio presunto. ogni volta, nel momento in cui abbandonano lo spazio che abbiamo condiviso, spero che gli osservati mi guardino un solo istante, uno in particolare, prima che inevitabili porte si chiudano tra noi.
ma lui non mi guarda, né si volta, e io lo seguo andare via fin quando il treno lo consente. provo una gran pace, una calda, semplice curiosità.

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