Quella giornata

domenica, 7 maggio

avrei voluto registrare tutto della giornata di oggi vorrei che la fotografia nella mia mente potesse trasferirsi alle parole in un secondo. è stato bellissimo in una sfumatura che ora mi rimane addosso e vorrei tenermi vicina sempre in questa città. il primo giorno d’estate. ieri sono andata a dormire pensando che stamattina non avrei visto l’ora di svegliarmi per cominciare questa giornata, per andare a studiare a brooklyn con D. e F. a casa di F.

c’era un sole meraviglioso e 25 gradi per la prima volta che mi sono sentita commossa mi sono preparata un po’ in fretta non vedendo l’ora di uscire di casa, sono salita sulla R e poi sulla N che è uscita fuori e ha fatto il ponte con vista su brooklyn bridge statua della libertà e freedom tower, tutto sul fiume mentre sentivo lucio battisti, amarsi un po’ e rispondevo a C. che mi diceva di quel tizio che dice che emozionarsi è da provinciali e io ero emozionata e poi è partita emozioni nel frattempo in metro c’era un padre con una figlia mangiavano un hamburger poi hanno giocato insieme a un gioco con due joystick legati alla stessa playstation poi due signori seduti che si tenevano per mano da dietro la schiena. i sedili arancioni la luce del fiume.

poi sono arrivata da F. che intanto aveva preparato la pasta per la pizza, pulito la casa e il terrazzo e ci siamo sistemati iniziando a lavorare mentre aspettavamo D. casa di F. è meravigliosa, quel quartiere lo è e mentre lo dico mi sento una sensazione stranissima dentro, uno scioglimento ma anche una tensione una volontà di tenere tutto così com’è di volere che quel momento questa giornata durasse molto di più che si ripetesse sempre e adesso soffro che sia finita mi sento stretta strana. tantissimo verde ovunque sotto casa di F. un vecchietto sistema con una spatolina un’aiuola con gesti lenti silenziosi. il silenzio di quella parte di questa città folle. non sentirmi per un attimo qua, sentire “casa”. pensare a quella notte subito dopo il mio arrivo a new york guardando il ponte di brooklyn e tutti farsi le foto ero triste e sola e ho pensato “adesso portati a casa” subito dopo realizzando che questa non era casa mia, quale lo era?

il terrazzo è stupendo tutto verde intorno i bombi col loro ronzio e le loro danze l’insettino blu con le macchiette bianche il tavolo diviso con loro. l’aria di oggi il profumo del legno dei fiori delle foglie del verde, dell’estate. fatto la pizza mangiato la pizza e le patate e i pomodori e il formaggio e gli smoothies, ripreso a studiare, poi il caffè/tè, poi la bici a park slope, il quartiere tutto intorno tutti gli alberi le casette i localini e ristoranti con i tavolini di legno fuori. la bici a noleggio come a parigi. noi tre come a parigi. tutte le villette con le scalette, le luci delle case degli altri, le lucine fuori attorno agli alberi, vedere cambiare le stagioni. l’albero davanti casa di F. a thanksgiving era rosso ora verdissimo. gli alberi davanti casa mia quando sono tornata ad aprile dopo lo spring break lo erano allo stesso modo, e guardandoli dalla finestra mi sono sorpresa avevo in qualche modo dimenticato che fossero là a non vedere più le loro foglie. proprio come era successo da quella diversissima finestra parigina nella stessa stagione. a volte ti assenti da un posto caro per qualche giorno, una settimana o poco più, e quando torni ti senti avvolta dalla scoperta meravigliosa che in quel breve lasso di tempo il tuo piccolo mondo è cambiato, è sbocciato di nuovo.

in un film. tutto il giro al parco, il lago, le discese le salite la gente che pesca ancora il profumo del verde i ponti il bosco i sentieri non vedere costruzioni non central park la signora e il signore che pescavano nel lago spinning dolcezza della vegetazione che cresce ai bordi dei laghi. il suo essere docile come per dante. poi raggiunto S., passeggiata e ristorante indiano, posto e cameriere bellissime dolcissime cibo un po’ strano locale profumatissimo di un odore familiare buono, di casa, voglia di restare lì a lungo. poi altra passeggiata verso la metro, poi a casa.

Quante cose si possono avere dentro?

*

Ieri 14 maggio in metro sulla E verso JFK ragazzi più ragazza cantano no woman no cry everything is gonna be alright mentre la metro sfreccia express. NY, questa città, mi dice che tutto andrà bene.

Lascia un commento