Disparato

Aprile ’23

Sono a casa mia in Sicilia, a Caltagirone, seduta al tavolo della cucina mentre mia mamma è ancora a scuola. È partita stamattina dicendomi nel sonno che stava uscendo e sarebbe tornata alle 2. Ho ascoltato nel dormiveglia i rumori della sua preparazione fin quando non è uscita di casa.

Sono qui e mi sento tranquilla, faccio le cose che devo fare con calma, viaggio nel passato. Mi godo casa, mamma, la dimensione domestica della vita, le origini di tutto. Il sostrato sempre presente. Prima di partire per venire qui, ho sentito per la prima volta la sensazione di voler e non voler andare via da New York allo stesso tempo.

Mentre ero lì, nelle mie giornate, studiando con i miei amici, andando al cinema la sera o a cenare insieme parlando per ore dimenticando lo studio a cui comunque saremmo sempre tornati, sentivo che di lì non volevo andarmene e ragionavo come se quella partenza non fosse davvero programmata. Il giorno prima di partire non mi sembrava realistico che il giorno dopo mi sarei ritrovata sopra un aereo.

Quella sensazione, provata adesso per la prima volta, mi sembra folle. Folle pensare di aver scalfito ancora una dimensione. Condividere i progetti, i ricordi, i disagi, i nostri universi oltre oceano, i nostri passati e i nostri futuri. Poi un bisogno urgente di tornare qui. Mi si apre un vuoto nel cuore e voglio colmarlo con la mia presenza.

È difficile perché tutte le cose esistono insieme e senza contraddizione. Ogni sensazione ha il suo spazio nel cuore di infinita profondità. Accogliere il disparato, ciò che non ha pari nella realtà, non si accoppia con niente, non corrisponde, sfasa, non si allinea e non ne puoi parlare con nessuno perché non c’è logica, non si può dire di provare esattamente un sentimento e il suo contrario.

Stamattina ho viaggiato nel passato. È incredibile la grazia della vite che ci sono concesse.  

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