una volta
Mi piacerebbe ogni tanto che con le persone più improbabili di un passato silenzioso ci si potesse dire ‘ti ricordi?’. La storia della tua pelle prima di aver fatto la muta. Così in quella chiesa nell’aria di un funerale, agli orari in cui di solito si fanno i funerali, le 4 o 4 e mezza, c’è sempre una strana luce. Ancora troppo presto per l’illuminazione, la chiesa resta cupa della sua propria luce che è come dire della sua propria ombra, una luce che ti vuole nascondere e da cui non fatichi a sentirti nascosto.
Se con quelle persone ci si potesse dire ‘ti ricordi?’ la vita dei luoghi che abbiamo camminato insieme i giochi nel cortile o sulle scale sono depositati da qualche parte lontano e svaniti con calma e senza scrupolo, con tenerezza. E se tutto esistesse simultaneamente, se non fossimo esseri viventi nel tempo, come sarebbe da qualche parte essere ancora una bambina di sei anni o un’adolescente di sedici, scavalcare il muretto de l’altro cortile e sbucciarsi le ginocchia o chiudersi fuori al balcone per vedere come suona guccini sul cielo.
Teresa continua a parlarmi in macchina mentre risaliamo il viale finché non ci fermiamo a causa del traffico. A che pensi, mi chiede perché lei può sentire che non le rispondo neanche con l’ascolto. A niente, a quello che questi luoghi hanno visto. Mentre aspettiamo di ripartire guardo fuori dal finestrino aperto e vedo poco più in là il mio vecchio maestro di pianoforte davanti casa sua, che parla al telefono. Lo guardo voltandomi completamente mentre ormai ripartite lo oltrepassiamo e lui non mi vede, ha lo sguardo dentro l’immagine virtuale della persona con cui sta parlando al telefono. Non mi vede e io mi sorprendo a pensare menomale che tutto va bene, che tutto è ancora come prima. Trovo desolante questo pensiero, forse l’idea che le persone abbiano continuato a fare esattamente la stessa vita a cui le ho lasciate io una volta finite le nostre esperienze insieme. Forse l’idea di dover verificare che stiano bene, che siano ancora là nonostante io non sia più là dove sono loro. Mi desola pensare che ciò non avvenga vivendo quotidianamente qualcosa con loro come una volta.
Teresa ormai mi ha lasciato davanti casa mia e io le ho promesso di raccontarle tutti i miei pensieri una volta che non saremo nel traffico di una via, ma sopra un mare di sabbia fresca di notte. Anche un bar in alternativa poteva andar bene ci siamo dette.

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