ny, 5.3.24
Inizio di non so che cosa – sono alla scrivania con il mal di testa che mi annulla ogni desiderio verso le cose, fuori dalla finestra il cielo è stato bianco tutto il giorno intervallato da pioggia.
Sulla mia scrivania al momento c’è un succo alla banana kiwi e altro che sto cercando di bere un pacco di taralli finiti innumerevoli biscotti italiani il sale i quaderni l’agenda le cuffie il canzoniere di petrarca aperto alla fine della canzone 126 post it e prodotti comprati in farmacia ieri.
Non so bene che cosa vorrei forse in questo momento stare nell’acqua di una piscina o meglio del mare, stare nell’acqua perché non c’è niente da fare quando sei là e i pensieri vengono assorbiti o diventano metamorfici. Stare in un altro elemento.
L’ho sognato di recente, ero su una specie di zattera che correva sul mare e pensavo che era lì che dovevo stare e anche che mi faceva paura – nel senso del terrore del sublime – la vastità dell’acqua in orizzontale e in verticale. Poi pensavo però che quella vastità era naturale a noi e vedevo una montagna pensando lo stesso.
Ora forse vado a fare la doccia che è un po’ un modo di stare in un altro elemento anche se terribilmente più noioso.
pensieri da doccia
essere ancora dentro l’incantesimo e non riuscire a uscirne. lacerazione estrema, ingiusta. male fisico, voglia di piangere. non sapere che fare. guardare incessantemente il calendario. singhiozzare senza piangere e trovarsi tanto strani. oggi è più difficile di ieri. non so più in rapporto a cosa definire la mia identità. non lo so davvero. non so quale è casa mia dove sono più intera. non sopporto questa idea di scordarmi di come si vive nei posti solo perché non ci vivo più ed essere devastata quando torno a sentirlo.
l’urgenza di fare le cose. quando ti brucia dentro. imparare a suonare, tornare a bologna. le cose che ho amato quel giorno: come suonava e cantava e parlava poco e era triste. stava sulla chitarra e alzava lo sguardo solo raramente cantando. disteso non voleva alzarsi. D. che guarda la tv mentre parlano di calcio dopo gli europei, la semplicità, il tavolo, la luce gialla, quella casa così talmente casa in una maniera esagerata che non sentivo da troppo tempo. il mio disagio a entrare nella sua stanza spostare la sua cintura abbandonata su un libro sulla ragionevolezza, guardare i suoi libri riceverne tutti gli odori.

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