Un po’ arrabbiata perché questo mondo ci porta lontano e sempre sempre lontano ma da cosa? Non ci sono centri solo infinite stupende periferie che diffrangono il centro e diventano tutte il tuo centro come i nodi neuronali i rizomi dei funghi come le radici degli alberi e quindi quando sei su un nodo sei lontano dall’altro ma sei sempre in connessione c’è sempre quel fluido che scorre sempre quella seconda voce nella tua testa sempre un’armonia in contrappunto ci sono sempre tutte le stratificazioni dentro di te e per questo sei una persona pesante come si fa a essere leggeri con tutta questa vita addosso? E voler essere da tutte le parti voler passare tutto il tempo con tutti e poi anche da soli volere uscire e raggiungere lui ma abita comunque troppo lontano quando parlate vi moltiplicate ma ci sono i mattoni le strade le metro che separano le persone e le connettono anche! è tutto una benedizione ambivalente.
Volere prendere un caffè con quell’altra persona per farti tirare su dalla sua risata e fare discorsi solo su libri che vorresti leggere tutti contemporaneamente e di cui scorderai il titolo che rimarrà solo nei suoi occhi accesi. Volere soprattutto lasciare il tempo passare insieme a lei con cui potresti fare qualunque cosa senza mai sentirti più vicina a te stessa allo spirito che sei. Se possibile anche cantare le canzoni in macchina con lui che parlano più delle parole che non si ha voglia di dire e sciogliere la strada per ore come sempre fatto per anni e ricorrenti notti di giri in giro in tondo perché a muoversi si pensa e si sente meglio anche quando scossi dentro un contenitore metallico.
Voler anche sentirsi sempre a casa quella fisica ma fatta dalle persone che la abitano volere essere sempre bambina da qualche parte e in superficie voler non sapere cosa vogliono dire le cose per poterlo chiedere e scoprirle vergini in bocca in testa nei tuoi pensieri – è forse la cosa più bella del vivere in un’altra lingua – dare forma nuova alle cose che suono ha questo sentimento nel tuo alfabeto interiore? Come le pensi le cose le stesse cose che penso io che nella tua testa hanno un colore un sapore uno spessore completamente diverso? Com’è possibile capirsi? E io voglio capirti voglio senza poterlo.
La bellezza della tensione del mistero dell’immaginazione. Del mi-posso-inventare-quello-che-voglio. Me lo voglio inventare. La realtà potrà essere deludente tutte le altre volte che vuole. Nel frattempo c’è qualcosa di completamente scuro insaisissable che è solo mio e del tutto fuori dal mio controllo. Cosa ti è successo? Che vita hai vissuto? Che cosa mangi a colazione? E in che posizione dormi? Cosa ti fa tremare e cosa sogni la notte? Di cosa ti importa veramente? Chi sei e cosa ti hanno fatto credere di essere? Che demoni combatti, cosa ti consola?

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