Segni e sogni

14.9.24

Stanotte sognato che ero su un motorino con qualcuno a caltagirone e passavamo vicino al bivio prima della mia scuola e io dicevo gira di qua c’è il mio liceo te lo faccio vedere, giusto per curiosità. Entro nel liceo ed è tutto diverso e le aule hanno porte molto più ampie e più scure e quasi blindate io voglio entrare in una ma credo ci sia della sorveglianza intanto vedo che lungo tutti i corridoi ci sono moltissimi schermi giganti da terra tutti in fila uno accanto all’altro e con una spessa cornice nera non capisco a cosa servono intanto sono da sola la persona con cui ero credo sia andata a fare un giro non c’è molta gente in questa scuola non ci sono studenti forse è estate o la domenica o un momento in cui ci sono solo quelli che ci lavorano.

vedo che una di quelle porte è socchiusa forse prima avevo provato a spingere una maniglia non si apriva ma avevo visto qualcuno entrare vedo insomma una porta socchiusa entro e so che quell’aula una volta era quella dove io e la mia classe andavamo a scuola entro ma l’aula è completamente diversa non ci sono banchi o sedie ma sulle pareti universi digitali proiettati capisco che tutto funziona grazie a una tecnologia molto più avanzata di quella che avevo vissuto io e mi sento del tutto spaesata so che lo spazio dovrebbe essere lo stesso è quello che avevo vissuto da 15enne ma adesso sembra espanso i colori di queste immagini virtuali sono colori caldi ondeggiature di nero il mio era un liceo scientifico e anche adesso vedo tantissima strumentazione nuova sono affascinata da questo progresso non so bene se la vedo nella realtà dell’aula o proiettata ma il tutto sembra una cosa sola percepisco il grande vuoto al centro il fatto che il volume non sia occupato da oggetti – i banchi le sedie – né da persone e un po’ mi sento persa un po’ mi sento libera ma soprattutto non riesco a capire come possa essere così diverso dal mio ricordo come possa essere che quello che ho che avevo nella mia testa che mi appartiene quello spazio che era mio e che avevo sempre pensato avesse continuato ad esistere là e quindi in qualche modo ad appartenermi ancora adesso fosse completamente svanito…

c’è molta luce naturale, nella stanza c’è qualcun altro con me credo un tecnico molto discreto con un camice blu forse poi mi raggiunge anche la persona con cui ero sul motorino io continuo a guardarmi attorno con lo sguardo sempre rivolto verso l’altro perché le proiezioni arrivano fino al tetto sono anche un po’ a disagio perché già prima di entrare non so se qualcuno sarebbe venuto a cacciarci a rimproverarci per quell’ingresso senza permesso non avrei voluto essere rimproverata perché quello spazio era mio e per me continuava ad esserlo e non potevo tollerare di sentire qualcuno che volesse allontanarmi da lì sostenendo che non avessi il diritto di starci. Condivido il mio stupore con la persona che mi ha accompagnato, dopo non ricordo molto.

questo sogno mi ha fatto pensare a una volta che – credo fosse nella realtà ora i piani si sono mescolati ma so che è accaduto davvero – con un amico sono tornata dopo qualche anno ma non molti forse un paio nello stesso posto il mio vecchio liceo che era stato anche il suo qualche anno prima forse andavamo a salutare qualche professore o ritirare qualche documento e per cercare qualche altro prof siamo saliti per le scale che erano ogni giorno assalite da una marea di ragazzi negli orari della ricreazione che erano lo spazio degli incontri che aspettavi di fare durante le ore in cui eri costretta in classe e speravi che scendendo o salendo avresti incrociato quella persona per salutarla o scambiare anche solo uno sguardo un sorriso o forse anche solo per guardarla senza che lui sapesse nulla di te e volevi semplicemente continuare a immaginarla durante le ore successive.

insomma salivamo quelle scale ora deserte molestate da una quiete sconosciuta così estranea a quel luogo quand’è vuoto di ragazzi eppure così elegantemente fasciate dal silenzio che faceva eco nella mia testa di ricordi… saliamo al secondo piano per cercare qualche prof che non troviamo, il secondo piano quello della mia sezione quel corridoio lì, il mio amico va a vedere qualcosa da qualche parte forse va a cercare la sua classe io sono adesso davanti alla mia non c’è nessuno anche se non so mai chi possa arrivare delle poche persone rimaste in quel momento penso nessuno appoggio la mano sulla maniglia senza sperare nulla ma la classe è aperta e in un secondo sono di nuovo in quello spazio troppo violento di memorie troppo pieno di suoni di voci di volti di persone dei miei pensieri di tutti gli autori di tutte le discipline e le risa e le urla e i silenzi durante le interrogazioni pieno di tutto di tutto e terribilmente vuoto di vuoto affilato da fare male.

voglio stare il meno possibile passo dietro la cattedra dove sedeva lui, vado al mio posto cerco i segni della mia presenza del mio banco e solo mio vedo che è stato pulito odora di disinfettante le mie scritte non ci sono più ma qualcuna che non ho mai smesso di ripassare è ancora lì, qualche verso di petrarca, ekfrasis, una frase del nome della rosa, forse la sua inziale. Questi segni sono ancora lì, non possono essere puliti, io sono ancora lì.

Non so dov’è andato il mio amico ma esco in fretta da quell’aula accecante per evitare di non uscirne più. Chiudo la porta scendo le scale sono fuori e lontana da lì.  

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